Il ristorante con le pretese.

Così si chiama l'ultimo racconto che ho scritto. Qualcosa di molto diverso da tutto quello che avete letto finora. E forse, di peggiore. Cliccate sul titolo per andare alla pagina. E mi raccomando di dire la vostra attraverso il sondaggio. Prometto (con le dita incrociate) di non offendermi per le critiche.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, ti scopro oggi,
Mi permetto, da appassionato, di commentare il tuo racconto sul ristorante.

Che non mi è piaciuto, devo essere onesto. E' un compitino: accademico e prosaico. Si poteva risolvere in dieci righe. Intendiamoci: sei brava e scrivi bene. Trasudi passione e io non voglio fare alcuna lezione.

Però, secondo me, il racconto non ha anima. I personaggi non hanno spessore e si intuisce da subito che il tutto avrà una risoluzione a metà tra l'ironico, il grottesco e il tragicomico. Cosa volevi raccontare: la disavventura di una coppia? Volevi trasformare in narrativa una notizia del giornale? E' una pagina di diario? Che volevi fare?

Non è importante quello che si racconta (tutto può essere raccontato, anche un tizio che sfoglia un giornale in cucina il sabato mattina può essere narrativamente interessantissimo) ma è il MODO con cui si sceglie di farlo.

Passo ai fatti.
Io, questa storia l'avrei raccontata concentrandomi più sui due personaggi seduti al tavolo e non tanto sulle pietanze o sulla sgarbatezza dei camerieri. Nello stesso spazio avrei costruito una discesa inesorabile verso un litigio, per esempio: l'iniziale idillio della coppia (ristorantino carino in una sera autunnale) volge in qualcosa di brutto, parallelamente alla scoperta del disastroso servizio. Vecchi dissapori che riemergono tra un aperitivo scarso e un primo piatto dai funghi surgelati; reciproche accuse tra un cameriere insopportabile e l'assenza del dessert. Basta una frase, una parola. In un racconto del genere, non puoi trascendere dal dialogo (cosa che invece fai).

O almeno io la vedo così.
La letteratura è una bestia meravigliosa da accarezzare e accarezzare.
[ste]

Unknown ha detto...

Come vedete, noantri, vi pubblico, grata dell'attenzione che avete messo nel leggere e poi nel commentare il racconto. Che, in realtà, è un esperimento. Probabilmente mal riuscito.
Solitamente mi muovo su corde diverse, più assimilabili al noir, forse, o comunque più oscure. Mi piacerebbe che leggeste altri miei racconti. Li trovate sul mio sito, www.almadena.it
E se poi vorrete darmi un parere, voantri, per noantri sarà ben accetto.

Anonimo ha detto...

Cos'è? Mi dai del VOI? :-)
Leggerò sicuramente i tuoi altri racconti: e li commenterò ancora.

Non importa che il tuo fosse o no un esperimento, tuttavia. Resta quanto si è detto: resta il fatto che, migliorandolo, potrebbe diventare un BUON esperimento. Non dimenticare mai l'AZIONE quando scrivi. L'AZIONE dei personaggi: non trascendere mai da quella. Ecco cosa manca al tuo racconto. L'AZIONE.

Oh, è tanto per parlarne: mica voglio elevarmi a maestrino, mi raccomando.
A presto.
[Ste]

Anonimo ha detto...

Beh, secondo me, dipende da come lo vedi.A me non dispiace.
Sinceramente la prima volta che l'ho letto mi ha lasciato basito dalla sua, diciamo "piattezza", ma poi rileggendolo ha preso molto più forma.

e' una sotria decisamente sperimentale e penso che sia sempre positivo sperimentare nuove forme di letteratura.

mi piaci dena!