Pensieri, parole, opere e omissioni di una scrittrice in erba,
una copywriter freelance in tempo di crisi, una spiantata trapiantata a Lecco.
La canzone della corsa.
Tempo addietro sostenni esserci una musica giusta per ogni occasione. E mi ero riproposta di suggerire la colonna sonora ideale per accompagnare ogni momento, ogni fase e ogni stato d’animo. Ho cominciato con la canzone della buonanotte. Poi, non ho continuato. Lo faccio ora, con la canzone della corsa.
Inutile dire che correre è già di per sé un’attività catartica. Che però, in certi casi, necessita di un incoraggiamento. E la musica batte il tempo, segna il passo, ti dice un-du-tre e ti fa andare avanti. Forse alcuni runner puristi storceranno il naso e pure la caviglia. Obietteranno che bisogna ascoltare i suoni della natura e il silenzio e il proprio respiro e bla bla bla. Personalmente, senza musica non corro. In particolare, senza questa:
- Asian Dub Foundation, Flyover (dall’album Tank)
- Gwen Stefani & Andre 3000, Long way to go (album Love. Angel. Music. Baby. di Gwen)
- Black Eyed Peas, Pump it (dall’album Monkey Business)
Il tutto in ordine crescente di commercialità per una corsa di 12 minuti e 4 secondi. Non lunga, certo, ma molto intensa.
Pisa Book Festival: io c'ero!
C'ero ed è stato bello. Questo festival dell'editoria indipendente ed il largo consenso che ha riscosso fanno onore a Pisa e ai pisani.
Per quanto possa contare, ringrazio tutti coloro che lo hanno reso possibile. E tutti quelli che c'erano, a dare il proprio supporto a me e ad un settore certo non facile, ma - la piccola editoria italiana ce lo dimostra - praticabile. Con qualità, propositività e non lasciandosi fagocitare dai grandi squali.
Certo, a spese, a volte, di dover nuotare in stagni più piccoli e meno affollati. Ma, chiediamocelo: è obbligatorio essere pesci grossi? O si può scegliere di presidiare i piccoli laghi invece degli oceani?
Oppure, si tratta invece di calibrare le proprie bracciate e aspettare di diventare abbastanza forti da competere coi pescecani?
Beh, io personalmente, propendo per questa via. E - sarà l'orgoglio - ma anche quando nuoto negli stagni preferisco pensare che non sia quella la mia specialità. Che sia piuttosto un allenamento. Del resto è per questo che sono fuggita dalla provincia. Per mettermi alla prova. Perché era fin troppo facile "salire sul campanile del paese".
Ma rispetto moltissimo chi segue la prima strada. Chi si sceglie un habitat più limitato e lavora con impegno e passione per riuscire nel proprio territorio, per quanto piccolo sia. Mica devono essere tutti megalomani come me.
Pisa Book Festival: ci sarò!
Un raduno di pensieri.
Oggi sono stata ad un raduno d’auto d’epoca. A bordo di un Porsche 911 del ’71. E insomma, mi sono fatta qualche domanda. Tipo che ci fa una punkabbestia in un sabba di industriali brianzoli. Quanti straordinari ci vogliono per avere in garage un Lamborghini giallo. Se esiste una strada su cui guidare un Lamborghini giallo a 300 all’ora senza rischiare patente, punti e incolumità fisica. Cose così.
E poi, a bordo del mio Porsche per un giorno, ho capito la totale infondatezza di ogni mia domanda. Perché io non avrò mai un Lamborghini. A meno di non vincerlo ad una pesca di beneficienza. O a meno che qualcuno non me lo regali. Errore supremo massimo. Voglio fare un appello pubblico: che nessuno mi regali mai un Lamborghini giallo o di qualsiasi altra nuance. Andrebbe in pappa nel giro di due settimane. Vuoi che io non scuota almeno una volta la cenere per terra, che non parcheggi sotto il sedile il cartone della pizza, che non metta i piedi sul cruscotto? Impedirmelo sarebbe come amputarmi.
Dunque preferisco lasciare tutti i miei dubbi e il compito di tenere in vita questi capolavori a chi ne ha la pazienza, la passione e, diciamolo pure, i soldi. Che poi, dico io, sinceramente, pensa che succede quando hai l'impellenza di passare al corpo al corpo su un gioiellino del genere, che invece hai il dovere di tenere assolutamente immacolato per te e per i posteri. Troppo frustrante.
E poi, a bordo del mio Porsche per un giorno, ho capito la totale infondatezza di ogni mia domanda. Perché io non avrò mai un Lamborghini. A meno di non vincerlo ad una pesca di beneficienza. O a meno che qualcuno non me lo regali. Errore supremo massimo. Voglio fare un appello pubblico: che nessuno mi regali mai un Lamborghini giallo o di qualsiasi altra nuance. Andrebbe in pappa nel giro di due settimane. Vuoi che io non scuota almeno una volta la cenere per terra, che non parcheggi sotto il sedile il cartone della pizza, che non metta i piedi sul cruscotto? Impedirmelo sarebbe come amputarmi.
Dunque preferisco lasciare tutti i miei dubbi e il compito di tenere in vita questi capolavori a chi ne ha la pazienza, la passione e, diciamolo pure, i soldi. Che poi, dico io, sinceramente, pensa che succede quando hai l'impellenza di passare al corpo al corpo su un gioiellino del genere, che invece hai il dovere di tenere assolutamente immacolato per te e per i posteri. Troppo frustrante.
Il ristorante con le pretese.
Così si chiama l'ultimo racconto che ho scritto. Qualcosa di molto diverso da tutto quello che avete letto finora. E forse, di peggiore. Cliccate sul titolo per andare alla pagina. E mi raccomando di dire la vostra attraverso il sondaggio. Prometto (con le dita incrociate) di non offendermi per le critiche.
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