Paris e le BR. Ovvero, non vorrei dirvelo ma: siamo perduti.

Ieri sera - ore 22 circa - ho acceso la tivù.
"Che frigata, su Rai Tre c'è Blu notte," ho gioito da perfetta intellettualoide. "Puntata sulla Storia delle Brigate Rosse!"
Ho guardato avidamente per 10 minuti.
Finché Rai Tre non ha chiamato il time out per la pubblicità.
Al che io, che la pubblicità la faccio ma non sempre la guardo, sguaino il telecomando e ci do di zapping.

Davanti a me, il migliore campionario della tivù italiana: Grande Fratello, Bud Spencer e Terence Hill, una serie americana tutta effetti speciali, un film tivù italiano a base di lacrime e buoni sentimenti. E poi, su Mtv... "The Fabolous Life of Paris Hilton".

Ossia, la favolosa vita di Paris Hilton. Una vita fatta di: un vestito firmato al giorno, rigorosamente gratis; un frocissimo insegnante di portamento, per esibire ai paparazzi esclusivamente il lato migliore; un codazzo di amiche a pagamento; un'ossessione per il rosa e per gli Swarowski; e poi feste, discoteche, e un'esposizione costante a tutti i mezzi di comunicazione, 24 ore al giorno. Paris è un animale del circo dello spettacolo. L'archetipo per tutti gli aspiranti al ruolo di tronisti, concorrenti di reality, Amici di Maria, della Vecchia Fattoria ia ia o.

È trascorso un quarto d'ora prima che mi rendessi conto di essere stata fagocitata dalla tivù spazzatura. "Ma io stavo guardando il programma sulle Brigate Rosse! Cosa ci faccio qua a fare le pulci ad un personaggio mediatico, che probabilmente ha meno vita interiore di una statua del Museo delle Cere? Che tra l'altro mi sta pure sulle palle e che offende tutti quelli che si guadagnano la vita onestamente?"
D'istinto ho cambiato canale, rossa di vergogna. Ero caduta vittima della sindrome tgcom.

Macchina infernale questa televisione. Come infernale è tutto il sistema che le sta dietro. Come infernali sono i nostri cervelli. Io, per sicurezza, la tivù l'ho spenta. La storia delle Brigate Rosse? Me la leggo su un libro.

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