Pensieri, parole, opere e omissioni di una scrittrice in erba,
una copywriter freelance in tempo di crisi, una spiantata trapiantata a Lecco.
Noidifornacette.
Lo staff di noidifornacette.it, il portale dei fornacellesi, ha pubblicato un comunicato che mi riguarda. Grazie!
Lo sbarco in Corea.
La casa editrice coreana Mirae Media&Books ha acquistato i diritti di "Storie della Natura" e tradotto il libro in coreano.
Figata.
Figata.
Scheggia a scuola.
"Scheggia", il mio secondo libro, è al centro di un progetto scolastico molto carino e intelligente (giudizio di parte?) nelle scuole di Vecchiano, Pisa.
Guardate.
Inoltre la biblioteca di Vecchiano e quella di San Giuliano Terme hanno bandito un simpatico concorso per inventare un finale diverso ad una serie di libri. Tra i quali "Scheggia".
Per dovere di cronaca, ma soprattutto di gratitudine, riporto il bando e la locandina.
Guardate.
Inoltre la biblioteca di Vecchiano e quella di San Giuliano Terme hanno bandito un simpatico concorso per inventare un finale diverso ad una serie di libri. Tra i quali "Scheggia".
Per dovere di cronaca, ma soprattutto di gratitudine, riporto il bando e la locandina.
Siamo numeri o caporali?
Sottotitolo. Attenzione: di seguito viene rivelata, del tutto o in parte, la trama dell'opera.
Non mi capita spesso di leggere uno scrittore più triste di me.
E quando ho letto “La solitudine dei numeri primi” ho pensato proprio questo. Caspita, nemmeno io avrei saputo scrivere un libro così addolorato.
Ci voleva proprio un fisico bestiale.
Nel senso che ci voleva proprio un credo scientifico e materialistico feroce per vederla come Paolo Giordano, questo ragazzo dell’82 laureato in fisica teorica e impiegato all’Università con una borsa di dottorato, che quest’anno se n’è uscito con le suddette 312 pagine intrise di fatalismo cosmico.
I protagonisti Mattia e Alice sono due ai quali la vita ha falciato le gambe in partenza, in un caso in senso metaforico, nell’altro in senso letterale.
Una disgrazia, in parte imputabile a loro incuria, ha segnato il loro futuro al punto da tradursi in ferite, ma ferite vere, tagli che sanguinano, piaghe che dolgono.
Stimmate che per una vita intera ciascuno di loro (ciascuno di noi?) si porterà appresso. Senza via di scampo.
È la fisica, baby. Causa chiama conseguenza.
Mattia da piccolo ha causato la scomparsa della gemellina. Quindi: diventa autolesionista e asociale, si attacca morbosamente alla matematica e dopo 30 anni ancora non bada ad altro che ai numeri.
Alice a 7 anni ha avuto un incidente di sci ed ha una gamba offesa. Quindi: diventa anoressica e concentrata su se stessa. Quindi non vuole un figlio, quindi rifiuta il sesso, quindi non riuscirà mai ad avere una relazione stabile. O a trovare la sua anima gemella.
Perché? Perché non c’è, perché loro due sono numeri primi, condannati a riconoscersi come speciali ma destinati a non incontrarsi mai.
Vale per tutti? Questo non lo so, dal libro non l’ho capito. Se i due protagonisti stiano a simbolo di tutta l’umanità o se siano da considerare mosche rare.
Probabilmente sì, sono davvero solo due eroi tragici. E noialtri, che siamo numeri normali, non dovremmo poi passarcela così male. Spero.
Qualunque sia l’interpretazione, l’universo dipinto da Giordano pare perfino a me, che un po’ leopardiana lo sarò sempre, troppo funesto, troppo irreversibile, troppo tragedia greca.
Possibile che Mattia e Alice, possibile che ognuno di noi non possa fare niente per cancellare queste benedette stimmate e andare avanti? Oppure tornare indietro e ricominciare, tracciare un’altra strada, costruirsi un destino diverso, meno imposto, meno consequenziale?
Io non sono riuscita a rassegnarmi. Quando sono arrivata a pagina 312, non potevo credere che non ci fosse stato almeno un guizzo, un solco abbozzato, un misero tentativo, purché convinto, di invertire il fato. Così, tanto per campà. Invece niente.
Siamo solo dei numeri, a quanto pare.
E a questo punto meglio nascere numeri normali. Meglio nascere, che so, come l’8.
Che perlomeno, diciamolo chiaro, c’ha le palle.
P.S.: Il libro, in ogni modo, mi è piaciuto. Bravo Paolo.
Non mi capita spesso di leggere uno scrittore più triste di me.
E quando ho letto “La solitudine dei numeri primi” ho pensato proprio questo. Caspita, nemmeno io avrei saputo scrivere un libro così addolorato.
Ci voleva proprio un fisico bestiale.
Nel senso che ci voleva proprio un credo scientifico e materialistico feroce per vederla come Paolo Giordano, questo ragazzo dell’82 laureato in fisica teorica e impiegato all’Università con una borsa di dottorato, che quest’anno se n’è uscito con le suddette 312 pagine intrise di fatalismo cosmico.
I protagonisti Mattia e Alice sono due ai quali la vita ha falciato le gambe in partenza, in un caso in senso metaforico, nell’altro in senso letterale.
Una disgrazia, in parte imputabile a loro incuria, ha segnato il loro futuro al punto da tradursi in ferite, ma ferite vere, tagli che sanguinano, piaghe che dolgono.
Stimmate che per una vita intera ciascuno di loro (ciascuno di noi?) si porterà appresso. Senza via di scampo.
È la fisica, baby. Causa chiama conseguenza.
Mattia da piccolo ha causato la scomparsa della gemellina. Quindi: diventa autolesionista e asociale, si attacca morbosamente alla matematica e dopo 30 anni ancora non bada ad altro che ai numeri.
Alice a 7 anni ha avuto un incidente di sci ed ha una gamba offesa. Quindi: diventa anoressica e concentrata su se stessa. Quindi non vuole un figlio, quindi rifiuta il sesso, quindi non riuscirà mai ad avere una relazione stabile. O a trovare la sua anima gemella.
Perché? Perché non c’è, perché loro due sono numeri primi, condannati a riconoscersi come speciali ma destinati a non incontrarsi mai.
Vale per tutti? Questo non lo so, dal libro non l’ho capito. Se i due protagonisti stiano a simbolo di tutta l’umanità o se siano da considerare mosche rare.
Probabilmente sì, sono davvero solo due eroi tragici. E noialtri, che siamo numeri normali, non dovremmo poi passarcela così male. Spero.
Qualunque sia l’interpretazione, l’universo dipinto da Giordano pare perfino a me, che un po’ leopardiana lo sarò sempre, troppo funesto, troppo irreversibile, troppo tragedia greca.
Possibile che Mattia e Alice, possibile che ognuno di noi non possa fare niente per cancellare queste benedette stimmate e andare avanti? Oppure tornare indietro e ricominciare, tracciare un’altra strada, costruirsi un destino diverso, meno imposto, meno consequenziale?
Io non sono riuscita a rassegnarmi. Quando sono arrivata a pagina 312, non potevo credere che non ci fosse stato almeno un guizzo, un solco abbozzato, un misero tentativo, purché convinto, di invertire il fato. Così, tanto per campà. Invece niente.
Siamo solo dei numeri, a quanto pare.
E a questo punto meglio nascere numeri normali. Meglio nascere, che so, come l’8.
Che perlomeno, diciamolo chiaro, c’ha le palle.
P.S.: Il libro, in ogni modo, mi è piaciuto. Bravo Paolo.
Primo maggio davanti al quaranta pollici.
Il cantante è un mio collega.
Per chi se lo fosse chiesto: la risposta è sì; è una proprietà dei copy quella di essere "mancati/aspiranti scrittori", "mancati/aspiranti cantanti", "mancati/aspiranti sceneggiatori", eccetera.
Per approfondimenti si rimanda all'assioma "L'arte non paga", altrimenti detto "D'altronde, s'adda campà".
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