Da bambina ero secchiona e asociale. Se non bastasse, sovrappeso e pure un po’ pelosetta. Insomma, gli altri bambini mi odiavano. Così li ho odiati anch’io. Ho odiato tutti i bambini, indistintamente, con tutta me stessa, dagli 8 fino ai 25 anni.
Poi mi hanno chiesto di scrivere un libro per bambini. Azz. E l’ho scritto, Storie della Natura, anche se per farlo ho dovuto pensare ad un bimbo diverso da tutti quelli che avevo incontrato. Un bimbo che non c’era, perché non esisteva ancora: il mio. Però mi sbagliavo. Il mio bimbo esiste eccome. Anzi, ne esistono tanti. Curiosi, attenti, freschi. Buoni. Ne ho conosciuti, grazie a Storie della Natura, un po’ in mezza Italia. Ne ho conosciuti anche a Peccioli, a Fiabesque, con immenso piacere. Ma anche con sollievo. Meno male. Per incontrare il bimbo dei miei sogni, non devo per forza partorirlo io. E correre il rischio che poi invece prenda da me, dalla mamma: secchione, asociale e pure un po’ peloso.
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