Gli apripista sono una specie particolare, spesso bistrattata. Ce ne sono, trasversalmente, in ogni campo: canzoni apripista, film apripista, spot, libri, quadri. Persone e personaggi. Inaugurano delle mode, o ci informano di un nuovo stile. Puntano i riflettori sulle nicchie, per attirare sull’underground gli sciami del grande pubblico.
Alcuni apripista sono davvero antipatici. Sono quelli che, per rendere digeribile alle platee il loro carico di novità, si lasciano annacquare dalla cultura popolare, si prestano ad operazioni commerciali, smorzano i loro toni quasi a divenire macchiette. E il bello è che a volte non inventano proprio niente; piuttosto coagulano in sé tendenze e temi già esistenti, portandoli all’attenzione di tutti.
Beh, vorrei spendere qualche parola a loro discolpa. Non so. Il Codice Da Vinci: ha fatto un gran minestrone di misteri storici, teorie apocrife, di tesi eretiche e di vere e proprie balle di fantasia. Tra gli ingredienti, anche dei dubbi legittimi, la rivalutazione di figure realmente esistite, la messa in discussione dei dogmi. Insomma, concetti e idee che senza Dan Brown non sarebbero giunti alle orecchie dei più. E che da questi più possono ora essere studiati attraverso altri strumenti, altre fonti. Chissà, una riflessione più approfondita potrebbe condurre altrove, più lontano, magari a rinnegare tutto, anche il punto di partenza. Ma senza l’apripista chi ci sarebbe arrivato? A parlare della Maddalena, dell’Opus Dei e dei Catari? Non milioni di persone in tutto il mondo.
Un altro esempio? Jovanotti, all’epoca, per il rap in Italia. Non seguiva i dettami stilistici d’oltreoceano, non si portava dietro la cultura hip hop, non ha mai realmente tenuto alla diffusione del genere. (E tra l’altro, non mi piace per niente. Dovevo dirlo.) Eppure, chi mai avrebbe parlato nel ’90, in Italia, di rap se non avesse fatto lui da apripista?
Altro esempio? I breakers a Sanremo. Apripista che si espongono anche per chi resta in ombra, si beccano i pomodori marci per essersi commercializzati (è così che si usa classificare chi fa il salto al pop nelle controculture), ma spianano la strada a chi ha da venire, fanno conoscere anche alla pensionata valdostana qualcosa che sarebbe rimasto, altrimenti, irrimediabilmente nel sottosuolo.
Niente contro le pensionate valdostane. Ma fummo fatti per seguir virtute e canoscenza. Sia lodato chiunque ci indichi un nuovo sentiero.
1 commento:
Sul rapporto Jovanotti-hip hop, l'ultima dichiarazione di Lorenzo:
http://www.kwmusica.kataweb.it/kwmusica/pp_scheda.jsp?idContent=139695&idCategory=2028
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