Ci sono molte cose sbagliate che puoi dire a una donna.
Ad esempio, “Ti amo Giorgia”, quando lei si chiama Daniela. E ti assicuro che non è bello per Daniela, soprattutto se è con lei che in quel momento stai facendo bunga bunga.
Questa, certo, è una circostanza eclatante. Ma qui non si tratta di stilare la top ten dei miei casi limite. Ci rientrerebbe del resto anche la frase, anzi, la domanda “Ma a te non va che stiamo assieme tutti e tre?”, che, ti assicuro, è una proposta indecente che la tua donna non ascolta volentieri. A meno che la tua donna non sia Melissa P.
Queste fattispecie sono già oltre, siamo nell'ambito del clamoroso. Per dire qualcosa di sbagliato a una donna non devi andare così lontano. Basta cominciare una frase con “Mia madre” e finirla con “meglio”. Laddove il predicato verbale può essere “stira le camicie”, “fa l'arrosto”, o qualsiasi altra edificante attività si suppone debba fare o saper fare una brava signora.
In tema di frasi sbagliate di questa tipologia come dimenticare le osservazioni sull'abbigliamento (“Devi proprio mettere quel vestito?”) o sulla forma fisica (“Ti vedo bella in carne”). Eccetera.
Ma il punto non è nemmeno questo. All'origine di queste ultime frasi c'è una banalissima mancanza di tatto. In pratica, c'è la genetica. E si finisce nel classico discorso sulla dicotomia tra sensibilità delle donne e rozzezza degli uomini, robe da leggere, e già lette, sui soliti blog in gonnella.
Femminino contro meschino. Pardon, mascolino.
Che poi è tutto da vedere, perché mica tutti gli uomini sono dei trogloditi insensibili. Ci sono le eccezioni. Tipo, i gay, immagino.
Ad ogni modo non è questo. Ho in mente qualcos'altro ancora. Frasi fatte che toccano qualcosa di più vivo, più profondo. Che danno ai nervi, perché toccano nervi scoperti. Che fanno danno ai nervi, perché lasciano scoperti.
Alcuni esempi.
Lei è nervosa, irritabile, ha sbalzi di umore? La tua interpretazione: “Sei mestrua”.
Lei è sarcastica, ti risponde a tono, ti contesta? “Sei come tua madre”.
E se invece lei è fredda, un po' apatica, o tiene il muso - e hai già escluso che sia mestrua, naturalmente - in questo caso è perché non tromba.
Ora, quello che urta in questa fraseologia non è la totale assenza di diplomazia, vedi sopra, ma lo stereotipo, la semplificazione, il cliché. Tutta la casistica degli stati d'animo femminili la decodifichi così. Sindrome mestruale o astinenza prolungata. Non esiste che lei sia in un brutto periodo, che abbia mille pensieri, che sia preoccupata per questo o quello. O che non sappia manco lei che le frulla per il cervello, cosa sia quel fastidio sotto al materasso che la fa girare e rigirare di notte, e non le fa prendere sonno. Quel fastidio, per te, è semplicemente un pisello. Ma non quello della principessa della fiaba.
Per te è tutto da ascrivere alla fisiologia. Per lei alla psicologia.
E queste sono le frasi sbagliate più sbagliate, perché a lei, alla donna, la lasciano inerme. Rimane sola, in un angolo, senza riuscire a ribattere, senza parole. Sola col suo essere complicata, ciclica, figlia, femmina. Sola con le sue mestruazioni.
E immagina, se fosse mestruata davvero. Sentendoti, sarebbe doppiamente incazzata.
Perché in fondo lei ci pensa, a differenza di te: e se avesse ragione lui? Se fosse tutto così semplice? E la palla rimane ferma, a mezz'aria, in mezzo al campo da gioco. Tutto detto, tutto non detto.
Tu però non dirgliele se puoi, quelle frasi. Che quelle cose le sa già. Ce l'ha stampate dentro, addosso, dappertutto. E se dovesse dimenticarlo, che è un casino essere donna, c'è sempre chi glielo ricorda. Ogni 28 giorni.