Uno che ha velleità di creativo e/o di scrittore prima o poi o molto spesso si trova di fronte ad un muro con sopra scritto: tanto, tutto è già stato detto.
Confrontarsi con i precedenti è doveroso. E doloroso, perché ti può capitare di trovarti tra le mani qualcosa che ti suscita una quantità di ammirazione tale, da essere pari alla tua stizza. Perché, perché è arrivato prima lui? Non ti dai pace.
C'è questo romanzo per esempio. L'ho preso dalla libreria di mia sorella. Ho scorso le prime pagine. Una prosa scorrevole andante, con in corpo una birretta o poco più.
Una sera me ne stavo a sedere sul letto della mia stanza d'albergo, (...). Era un momento importante della mia vita; dovevo prendere una decisione nei confronti dell'albergo. O pagavo o me ne andavo: così diceva il biglietto che la padrona mi aveva infilato sotto la porta. Era un bel problema, degno della massima attenzione. Lo risolsi spegnendo la luce a andandomene a letto.
Un personaggio fuori, in bilico tra genio e follia. Un Holden con appena qualche anno in più. Chiudo il libro, prendo tra le due mani la copertina. "Chiedi alla polvere" di John Fante. Scritto nel 1939.
Ti odio John Fante, perché hai inventato Arturo Bandini. Ti odio e ti amo. Ma soprattutto la seconda.