Pensieri, parole, opere e omissioni di una scrittrice in erba,
una copywriter freelance in tempo di crisi, una spiantata trapiantata a Lecco.
Noi ci divertiamo così.
Faceyourpockets è un progetto web russo. Un cosiddetto user-generated site. Che in italiano vuol dire un sito con contenuto generato dai visitatori.
È una raccolta di foto, in poche parole, ma molto particolari: le scansioni di facce di persone corredate da tutto quello che hanno in borsa.
Una radiografia empirica della loro vita, insomma.
Non accurata, non completa, non oggettiva. Ma interessante quasi quanto un autoritratto o una poesia autobiografica.
Mica come Facebook. Che dopo due giorni di indigestione internautica - dopo che hai trovato tuo cugino in America, i compagni dell'asilo, gli ex-colleghi e ti sei fatta amica qualche mente illuminata come Nicoletti o Saviano - ti ha già stramazzato i cosiddetti e puoi solo stare lì davanti a un pezzo di sushi di pixel o un test su chi eri nella tua vita precedente a chiederti: ma a che serve? Io, qua, che ci sto a fare?
Ecco, per una volta, non lasciamo parlare la fuffa ma solo le immagini. Che ci dicono chi siamo e, soprattutto, cosa vogliamo essere per gli altri.
Infatti, io propongo di usarle sulle pietre tombali. Sembreremmo dei corpi compressi in feretri che smaniano per uscire. Che poi è quello che un po' tutti, a volte, siamo.
È una raccolta di foto, in poche parole, ma molto particolari: le scansioni di facce di persone corredate da tutto quello che hanno in borsa.
Una radiografia empirica della loro vita, insomma.
Non accurata, non completa, non oggettiva. Ma interessante quasi quanto un autoritratto o una poesia autobiografica.
Mica come Facebook. Che dopo due giorni di indigestione internautica - dopo che hai trovato tuo cugino in America, i compagni dell'asilo, gli ex-colleghi e ti sei fatta amica qualche mente illuminata come Nicoletti o Saviano - ti ha già stramazzato i cosiddetti e puoi solo stare lì davanti a un pezzo di sushi di pixel o un test su chi eri nella tua vita precedente a chiederti: ma a che serve? Io, qua, che ci sto a fare?
Ecco, per una volta, non lasciamo parlare la fuffa ma solo le immagini. Che ci dicono chi siamo e, soprattutto, cosa vogliamo essere per gli altri.
Infatti, io propongo di usarle sulle pietre tombali. Sembreremmo dei corpi compressi in feretri che smaniano per uscire. Che poi è quello che un po' tutti, a volte, siamo.
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