Sono stata alla Fiera del Libro di Torino ieri sera. Lunedì, ore 8, a due ore dalla chiusura. Come si spiega allora che ho sborsato 8 euro, prezzo pieno? Forse perché ho potuto assistere allo smantellamento di buona parte degli stand.
Volete mettere lo spettacolo?
Ok, lo ammetto, dovrei commentare qualcosa sul mondo dell'editoria italiana, sulla quantità e qualità dei titoli proposti, sui 300.000 visitatori che hanno affollato la Fiera quest'anno e che forse magari un libro nel 2007 se lo leggeranno ma chi può dirlo... invece mi imbatto subito nella venalità e a questo punto la cavalco:
possibile che si debba pagare, per andare - alla fine della fiera, come si suol dire - in libreria?
Possibile che si debbano mettere soldi per vedersi pubblicare un libro?
O per partecipare a un concorso letterario?
Di cosa si tratta, di una sorta di autofinanziamento? Per un mondo altrimenti non autosufficiente?
Allargo le maglie del discorso e delle domande: possibile che i gruppi musicali, anche giovani, anche indipendenti, ai concerti vendano più magliette che cd? Possibile che la cultura debba la sua sussistenza a tutto ciò che dovrebbe essere di contorno, e non a libri, cd, dvd, ossia alle portate principali?
Ovvietà, forse. Ma io ci rimango male lo stesso. Con 8 euro sapete quante magliette e spillette potevo comprarmi?
Pensieri, parole, opere e omissioni di una scrittrice in erba,
una copywriter freelance in tempo di crisi, una spiantata trapiantata a Lecco.
È nata una Scheggia.
Ho finito di scrivere Scheggia, il mio secondo libro e primo romanzo, seppure per ragazzi.
"Scheggia" è la mia creatura.
Per certi versi un perfetto Bildungsroman, ma con qualcosa in più: una mistura strana tra finzione surreale e verità, dal sapore
molto "ai confini della realtà" (chissà chi l'avrà capito 'sto sproloquio da critica letteraria).
Partorisco a ottobre 2007 (sempre edizione Campanila, disegni di Daria Palotti). Ma qui trovate un'anticipazione. Un'ecografia, in regalo per tutti voi.
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